La Romanella di Ariccia
Vieni a gustare la nostra romanella in fraschetta!!
La Romanella viene considerata un “prodotto contadino” e proprio per questo la sua genuinità e la sua piacevolezza viene garantita dai singoli vignaioli che la producono. A partire da inizio primavera, stagione questa nella quale o in bottiglia o in cisterna, grazie ai primi caldi, si avvia spontaneamente una leggera rifermentazione che rende il vino assai piacevole e leggermente frizzantino.
"Particolarmente rilevante il consenso ottenuto sulla nuova tipologia spumante della Roma Doc, la Romanella, che recupera la grande tradizione dell’enologia castellana caduta in disgrazia in questi ultimi anni, e che noi, insieme ai produttori, abbiamo voluto recuperare dall’anonimato, restituendogli una dignità in termini legislativi, per riportare questo nobile spumante ai fasti di una volta. Uno spumante che saprà coniugare territorialità con i vitigni autoctoni, eccellenza qualitativa con basse rese per ettaro, ma anche un ottimo rapporto qualità/prezzo, proponendosi come variante spumante per una larga base di produzione enologica provinciale.” Queste le parole del Commissario ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio), Erder Mazzocchi, che ha proposto di assegnare finalmente anche alla nostra “romanella” una legittimazione Doc.
Come Viene prodotta la romanella
Come viene prodotto questo vino? Le tecniche di spumantizzazione per l’elaborazione della romanella sono le stesse della categoria dei vini spumanti presenti nella legislazione corrente, ossia il metodo Martinotti-Charmat e quello Champenoise: due modalità queste che impediscono dunque l’inserimento dell’anidride carbonica al proprio interno. Presente sia nella versione bianca che in quella rossa, la Romanella è un vino dolce, leggero e frizzante, tipico dei Castelli Romani, che può arrivare fino anche ad una gradazione di 14 gradi.
Abbinamenti
Essa si abbina benissimo con affettati, paste e antipasti ed è l’ideale poi per una serata all’insegna del divertimento e della baldoria. Compagna inseparabile delle fraschette, la romanella inoltre è un cult per tutti coloro che giungono da ogni parte del mondo per gustare la famosa Porchetta di Ariccia. La cucina dei Castelli Romani infatti è un legame tra genuinità e autenticità, la rappresentazione di una tradizione che ancora oggi affonda il suo patrimonio nella bontà di un'arte culinaria molto presente e ricercata.
Storia del vino
A pochi chilometri da Roma, i castelli possono essere suddivisi in diverse aree: l'area Tuscolana che comprende Colonna, Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone, Monte Compatri, Rocca di Papa, Rocca Priora; l'area Appia che comprende Albano Laziale, Ariccia e Castel Gandolfo); l'area Lanuvina che comprende Lanuvio, Genzano di Roma e Nemi, l’area di Marino e per finire l’area di Velletri e Lariano. Ma perché la nostra zona prende il nome di Castelli? Semplicemente perché, così come ricostruito dallo storico Giuseppe Tomassetti, molti abitanti di Roma, intorno al XIV secolo, per sfuggire alle difficoltà derivanti dalla Cattività avignonese, decisero di rifugiarsi negli splendidi castelli delle famiglie Savelli, Colonna e Annibaldi.
Er vino è sempre vino, Lutucarda:
indove vòi trovà più mejo cosa?
Ma guarda qui si che colore!, guarda!
Nun pare un’ambra? Senza un fir de posa!
Questo t’aridà forza, t’ariscarda,
te fa vieni la voja d’èsse sposa:
e va, si magni ‘na quaja-lommarda,
un goccetto e arifai bocc’odorosa.
E bono asciutto, dorce, tonnarello,
solo e cor pane in zuppa, e. si è sincero,
te se confà a lo stommico e ar ciarvello.
È bono bianco, è bono rosso e nero;
de Genzano, d’Orvieto e Viganello:
ma l’este-este è un paradiso vero!
Ma se per il grande Gioacchino Belli i vini d’Italia “so tutti boni”, “noi semo d’Ariccia e la Romanella è ancora più bona!”